La nascita dell'antiporta

L'antiporta è una tavola incisa in rame (a bulino o all'acquaforte) che nei libri del Seicento precede talvolta il frontespizio nel recto della prima carta. Affermatasi nel corso del XVII secolo, nel corso Settecento non scomparve ma venne attenuando progressivamente il suo carattere barocco, trasferendosi gradualmente nella pagina a riscontro del frontespizio.
Ciò che caratterizza il frontespizio rispetto all'antiporta è la presenza della sottoscrizione del tipografo. Si conoscono però frontespizi incisi privi di note tipografiche e perciò assimilabili ad antiporte. L'eventualità di una confusione può essere evitata dalla verifica della presenza o della mancanza di un frontespizio tipografico.
La nascita dell'antiporta fu determinata da due fattori essenziali: la convivenza, sempre più difficile, di un titolo prolisso e di una decorazione invadente nell'ambito della stessa pagina (frontespizio); la difficoltà tecnica, quando il frontespizio non fosse interamente inciso, di realizzare la stampa con una sola tiratura, dato che l'elemento figurativo era calcografico mentre i caratteri tipografici. L'antiporta, allora, acquisendo gli elementi figurativi tipici del frontespizio tipografico, risolse il duplice problema permettendo alla prolissità del titolo di occupare ampio spazio nel frontespizio e alla parte decorativa di godere di una pagina tutta propria. L'illustrazione in antiporta, inoltre, riusciva a soddisfare insieme due esigenze particolarmente avvertite dagli editori secenteschi: l'una relativa ad una vistosa, attraente "facciata" per il prodotto tipografico; l'altra alla traduzione del titolo, e insieme del contenuto dell'opera, in immagine. Non bastava più, dunque, il titolo prolisso o un breve pretitolo a spiegare il contenuto dell'opera, ma si voleva che anche l'immagine d'ingresso del volume ne desse un'idea. I disegnatori e gli incisori delle antiporte (spesso s'identificavano) si sbizzarrivano ad inventare scene che simboleggiassero efficacemente il contenuto dei testi, ricorrendo spesso all'uso dell'allegoria. I soggetti da rappresentare potevano essere di diversa natura: attualità politica, teatrale, storica, mitologica, religiosa, etc.. L'allegorismo, spesso complicato, lasciava intravedere la collaborazione dell'autore con l'ideatore dell'incisione (le antiporte che corredano le opere del padre gesuita Athanasio Kircher, per esempio, legittimano l'ipotesi che solo l'autore avrebbe potuto suggerire all'artista il significato dei complicati simboli, espressi dai titoli e dalle opere stesse).
L'antiporta perdurò ancora nel Settecento, pur abbandonando le barocche caratteristiche di enfasi e di scenografismo. Solo durante la seconda metà del secolo seguente, con l'avvento di nuovi elementi editoriali (copertina, rilegatura editoriale), essa fu definitivamente abbandonata.
Abbastanza rare sono le antiporte "mute", singolari quelle con dedica o motto, frequenti quelle recanti le parole chiave del titolo.