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esposizione

scheda tecnica


ÉPHÉMÉRIDES DES MOUVEMENS CÉLESTES

Parigi, 1774

M. De La Lande

supporto cartaceo
oggetto: antiporta
incisione calcografica
30x19

L'antiporta delle Éphémérides des mouvemens célestes, pour le méridien de Paris, tome septieme, contenant les dix années de 1775 à 1784, pubblicate a Parigi nel 1774, fu disegnata dal parigino Simon Challe (1719-1765) e incisa da François Antoine Aveline, probabilmente negli anni sessanta del Settecento, per il volume delle Éphémérides di Nicolas Louis de La Caille (N. L. La Caille, Éphémérides des mouvemens célestes, pour dix années, depuis 1765 jusqu'en 1775, et pour le meridien de la ville de Paris, a Paris, des caractères & de l'Imprimerie de Jean-Thomas Herissant, 1763). La stessa composizione, infatti, introduce il testo parigino del 1763.
L'illustrazione, che allude al contenuto di carattere astronomico del testo, si dispiega lungo l'intera pagina. Essa presenta, in primo piano, la figura di una giovane donna, dal volto sereno, con i seni scoperti e col capo coronato da una stella; è Urania, Musa dell'astronomia, fasciata da una veste trapunta di stelle, detta ortostadia, con voce greca che designa la tunica dritta, e attorniata da putti che sembrano divertirsi a giocare con telescopi, quadranti mobili, orologi e squadre. La figura di Urania conferisce un'espansione diagonale alla composizione, enfatizzata anche dai numerosi strumenti astronomici rivolti verso la medesima direzione. La Musa indica, con la mano sinistra, un'eclisse di sole ben visibile nel cielo, mentre con l'altra mano invita lo sguardo del lettore-fruitore verso le pagine aperte di un libro, su cui è riprodotto il titolo dell'opera del de la Lande. Alle sue spalle, si riconosce la torre di un osservatorio, la Specola parigina, dalla quale viene fuori un telescopio puntato verso il Sole, già in parte oscurato dall'astro lunare. Sulla destra della composizione, in lontananza, si scorge un tempietto circolare, dove tre uomini, abbigliati come antichi filosofi, discutono probabilmente del raro fenomeno astronomico che si sta consumando in quegli istanti. All'interno del tempio, memore delle architetture rinascimentali, un giovane, ancora abbigliato alla maniera antica, si china verso un globo celeste (?).
L'immagine dei philosophes, in particolare, ricorda l'incisione in antiporta del Dialogo dei Massimi Sistemi del mondo, che, realizzata nel 1634 da Stefano della Bella, recupera il modulo iconografico dei Tre filosofi giorgioneshi (Giorgione, Tre filosofi, 1508; Vienna, Kunsthistorisches Museum), con la rappresentazione dei tre "eroi" delle scoperte astronomiche, cioè i celebri Tolomeo, Aristotele e Copernico.
La parte centrale della composizione, invece, palesa i suoi legami con la pittura tardo barocca francese, evocando le suggestive soluzioni stilistiche e figurative adottate da alcuni artisti attivi in Francia tra la fine del Seicento ed i primi decenni del secolo successivo, come François Boucher. Si veda, in particolare, la tela dal titolo Rinaldo e Armida (F. Boucher, Rinaldo e Armida, 1734, olio su tela; Parigi, Louvre) dove sono notevoli le affinità tra la figura di Armida e la Musa in antiporta.
La dolcezza, di cui è investito il volto della Musa, ed il modo sapiente con cui sono trattati i panneggi, a tratti scultorei, come sulle ginocchia, a tratti morbidi, come sul drappo che ricopre il busto, si accompagnano alla sensualità nella posa e ad un'ottima resa dell'anatomia del corpo femminile, accentuata qui dall'uso di sapienti soluzioni chiaroscurali. Caratteristiche molto simili si riscontrano nella figura dell'eroina del Boucher, che presenta un volto aggraziato e levigate forme anatomiche ed è accompagnata, come nella nostra incisione, da numerosi putti, pigramente distesi ai suoi piedi. Anche gli edifici architettonici, l'Osservatorio di Parigi, nell'opera di Challe, e le antiche costruzioni romane, nella tela di Boucher, si sviluppano lungo la medesima direttrice spaziale, fungendo, in entrambi i casi, quasi da quinta teatrale rispetto ai gruppi centrali. E' probabile, dunque, che Simon Challe conobbe l'opera del pittore ed incisore parigino e ne offrì, poi, un'interpretazione grafica piuttosto fedele.