cliccare sull'immagine per ingrandirla
|
LETTERA DEL R. P. M. PAOLO ANTONIO FOSCARINI CARMELITANO SOPRA L'OPINIONE DE' PITTAGORICI, E DEL COPERNICO DELLA MOBILITÀ DELLA TERRA, E STABILITÀ DEL SOLE, E DEL NUOVO PITTAGORICO SISTEMA DEL MONDO Napoli,
1615 |
||
supporto
cartaceo Una
singolare cornice caratterizza il frontespizio dell'opera di Paolo Antonio
Foscarini, Lettera del R. P. M. Paolo Antonio Foscarini Carmelitano
sopra l'opinione de' Pittagorici, e del Copernico. Della mobilità della
Terra, e stabilità del Sole, e del nuovo Pittagorico Sistema del Mondo,
stampata a Napoli, nel 1615, presso la tipografia di Lazzaro Scoriggio.
Fine dichiarato della Lettera, dedicata a Sebastiano Fantone, generale
dell'Ordine Carmelitano, era quello di dimostrare quanto l'opinione copernicana
non fosse in contrasto con la Bibbia e di sancire la perfetta conciliabilità
della nuova scienza con le Sacre Scritture; infatti, il Foscarini
raggruppava in sei "classi" le principali opposizioni al copernicanesimo,
che si sarebbero potute trarre dalle Scritture, dai Padri della
Chiesa e dai teologi, e a tali classi contrapponeva altrettanti "fondamenti"
o principi che, applicati all'esegesi delle Scritture, le avrebbero rese
perfettamente concordanti con la nuova teoria. Il carmelitano, dunque,
guardava ai principi del sistema copernicano come agli unici capaci di
una descrizione dell'universo armoniosa e ordinata. Con il decreto del
5 marzo 1616 la Congregazione dell'Indice condannò formalmente tutti i
libri che esponessero tale opinione, tra i quali fu annoverata anche l'opera
del Foscarini, il cui tentativo di conciliare i principi della teoria
copernicana con i dogmi della tradizione provocò una condanna assoluta:
"Librum …Pauli Antonii Foscarini Carmelitae omnimo prohibendumatque damnandum".
In conseguenza del decreto, nel giugno 1616 si decise di procedere contro
lo stampatore della Lettera, il già citato Lazzaro Scoriggio, accusato
di aver pubblicato l'opuscolo senza l'imprimatur. Catturato ed
interrogato dalla Corte Arcivescovile di Napoli, il tipografo raccontò
come il Foscarini gli avesse consegnato un solo manoscritto, contenente
insieme la Lettera ed il Trattato della divinatione naturale,
e come l'unico imprimatur, che compariva alla fine del Trattato
(come è riportato nel colophon della Lettera: Imprimatur P.
Ant. Ghibert. Vic. Gen. Ioannes Longus Can. & Cur. Archiep.), fosse
stato considerato valido per l'intero volume; le due opere erano state
pubblicate, poi, separatamente soltanto per esplicita richiesta dell'autore.
La Curia finì col credere alla buona fede di Scoriggio, condannandolo
solo ad una multa di 100 ducati, ma intimandogli di non far parola dell'accaduto
con nessuno. Nel frontespizio della Lettera, la metafora della
sfera delle conoscenze umane trova posto in un tralcio abitato; l'intreccio
vegetale, infatti, riceve una motivazione figurativa che affermerebbe
l'utilità e la dignità delle scienze, delle arti e delle istituzioni umane,
tutte vie che possono condurre alla conoscenza e all'amore di Dio (un
principio di cui il Foscarini aveva già parlato precedentemente nelle
sue Meditationes, preces, et exercitia quotidiana, una raccolta
di preghiere di preghiere e riflessioni per ciascuna ricorrenza dell'anno
liturgico; in essa il Foscarini descrive sommariamente l'universo secondo
la tradizionale visione aristotelico-scolastica). Nella cornice incisa,
che ci riporta alla mente l'antico motivo iconografico dell'Albero di
Iesse, usato per la prima volta negli splendidi codici miniati del XII
secolo (si vedano, per esempio, la Bibbia Lambeth, Canterbury,
1145 ca., ed il Salterio di Huntingfield, inglese, fine dodicesimo
secolo), e le cornici istoriate del XV e del XVI secolo, trovano spazio
figurazioni diverse: alcuni santi nella parte superiore, emblemi araldici
e la rappresentazione della seconda fatica di Ercole, l'Idra di Lerna,
in basso. Il riferimento ad una delle fatiche erculee può trovare una
sua giustificazione se posto in rapporto con i due stemmi laterali; il
noto semidio, infatti, viene spesso celebrato come fondatore di nobili
stirpi e potenti casate. Tra i santi in alto, invece, si riconosce S.
Antonio da Padova, accompagnato dai suoi attributi tradizionali, i gigli
fra le mani e la folgore, collocata sulla cornice; le altre figure rappresentano
probabilmente S. Girolamo, con in mano la pietra del martirio, S. Agostino,
cui si riferisce tradizionalmente anche la fiamma, simbolo dell'ardore
religioso, S. Longino o S. Giuda Taddeo, cui è di norma attribuita la
lancia. Le due folgori e le due spade incrociate sul bordo superiore della
cornice sono senza dubbio simboli del martirio. Di maggiore interesse
sono le parti laterali della cornice; qui il sistema enciclopedico delle
scienze e delle arti, disposte a formare una sorta di arbor scientiarum
e contraddistinte ciascuna dal proprio simbolo, si lega ad una serie di
immagini che alludono alla dimensione del Sacro. In tal modo, appaiono,
da un lato, l'organo a canne per la musica, la sfera armillare per l'astronomia,
la tavola numerica per l'aritmetica, il triangolo ed il compasso per la
geometria, una tavoletta con alcune lettere dell'alfabeto latino, probabile
allusione ai caratteri tipografici; dall'altro lato, una mano destra levata,
con tre dita tese (pollice, indice e medio), che probabilmente allude
all'antica consuetudine di ripetere tale gesto per invocare Dio come testimone,
durante un giuramento; la Trinità; una figura triadica, forse riferita
anch'essa alla Trinità; un occhio che irradia luce, simbolo universalmente
riconosciuto, nell'iconografia cristiana, della divina Onnipresenza, e
nuovamente, della Trinità; un libro aperto, illuminato da luce che giunge
dall'alto, simbolo della cultura e della religione, custode della sapienza
rivelata. Non è da escludere, anche in questo caso, la collaborazione
del Foscarini con l'ideatore della cornice; scienza e Fede cristiana,
infatti, sono idealmente legate qui da un unico filo conduttore, decorativo,
ma soprattutto concettuale, a rappresentare una sintesi, anche se piuttosto
approssimativa, della teoria esposta dall'autore nel testo.
|