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esposizione

scheda sintetica


THE MATHEMATICAL PRINCIPLES OF NATURAL PHILOSOPHY, VOL.II

Londra, 1729

I. Newton

supporto cartaceo
oggetto: antiporta
incisione calcografica
19x12

Una singolare tavola, incisa in rame, funge da ingresso alla versione settecentesca del celebre capolavoro di Isaac Newton, The matematical principles of natural Philosophy, edita a Londra, nel 1729.
L'opera fu pubblicata per la prima volta a Londra, nel 1687. Fu accolta entusiasticamente in Inghilterra e in Olanda, mentre nel resto d'Europa l'empirismo newtoniano fu avversato dal razionalismo imperante. Leibniz, Bernoulli, Fontanelle e tanti altri furono, infatti, contrari al principio di gravitazione, in cui vedevano un ritorno a "qualità occulte", ormai superate. Solo più tardi, Voltaire e l'Illuminismo compresero appieno il significato dell'opera di Newton. In essa, giunse a compimento e trovò una coerente sistemazione, sia sul piano del metodo sia su quello delle soluzioni, la rivoluzione scientifica iniziata da Copernico e Galilei. Tale lavoro, così a lungo elaborato, era destinato, non solo a fornire gli elementi essenziali del credo scientifico e filosofico del XVIII secolo, ma anche a dare forma a quell'immagine dell'universo e delle sue leggi, che è diventata patrimonio culturale di noi tutti.
Per tornare all'incisione in antiporta, qui l'illustrazione occupa lo spazio dell'intera pagina e fornisce immediatamente un'idea del contenuto dell'opera. E' rappresentato l'interno di un vasto edificio, in cui si riconoscono alcuni elementi di ascendenza classica, come la volta a lacunari, le colonne sormontate da capitelli corinzi, le arcate a tutto sesto, che si aprono verso un lussureggiante giardino; sul fondo di esso, si distingue un edificio colonnato, sormontato da un timpano triangolare. In questa sorta di tempio della scienza numerosi putti si muovono con disinvoltura tra svariati strumenti scientifici.
Tra globi, compassi ed aste graduate, che ci introducono nella dimensione scientifica dell'opera, è in corso un esperimento sull'oscillazione; un putto, infatti, fa oscillare il peso, l'altro marca la corsa del pendolo su un enorme strumento triangolare, l'ultimo trascrive attentamente i risultati ottenuti su di una tavoletta.
Bilancia e pesi, inoltre, alludono evidentemente ai principi di quantità di materia o massa e di forza gravitazionale rintracciabili nel testo del fisico e matematico inglese.
L'intera composizione si inserisce perfettamente nel clima illuministico della prima metà del Settecento; la libertà interpretativa dell'incisore, infatti, non pregiudica l'esigenza di una documentazione figurativa fondata su criteri rigorosamente oggettivi, tesi ad escludere ogni possibilità di arbitrio. Abbandonate le opulente e complesse soluzioni secentesche, dove sovente le immagini costituivano i veicula privilegiati di una comunicazione quasi ermetica, lo scopo divulgativo-didattico della nostra tavola si palesa nella rappresentazione dei putti, che conducono l'esperimento newtoniano, in un clima sospeso tra le residue frivolezze del Rococò ed una nuova "logica" compositiva orientata in senso neoclassico.
Il generale risveglio della cultura, aspetto peculiare del Secolo dei Lumi, e l'evoluzione del gusto, ormai tendente alla semplicità, manifestatasi come reazione al Barocco, sembrano, dunque, costituire l'assunto fondamentale cui l'incisore ha tenuto fede.