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esposizione

scheda sintetica

studio di una meridiana
"a volta cilindrica"


GNOMONICAE CATOPTRICAE HOC EST HOROLOGIOGRAPHIAE NOVAE SPECULARIS

Avignone, 1635

A. Kircher

supporto cartaceo
oggetto: antiporta
incisione calcografica
22x16

Al frontespizio tipografico, che introduce l'opera del padre gesuita, si accompagna una complessa rappresentazione in antiporta dove il celebre tedesco fece raffigurare lo schema dell'orologio astronomico-catottrico, da lui costruito nella volta cilindrica della torre de la Motte per il collegio gesuitico di Avignone; con esso, attraverso l'uso di specchi, egli era riuscito a convogliare opportunamente la luce solare e lunare, come deduciamo direttamente dalla rappresentazione. Sull'ideale parete di fondo della spazialità virtualmente ricostruita, infatti, si staglia la scritta "Horologium Aven= Astronomico Catoptricum Sic Iesu in quo totius primi mobilis motus reflesco solis radio demonstratur". Lungo le pareti laterali, inoltre, viene riportata la latitudine astronomica della città francese: "Ad latitudinem Urbis Avenionensis 43 grad 30 m".
I raggi luminosi provenienti dal Sole e dalla Luna, posandosi sulle raffigurazioni dei segni zodiacali, che corrono lungo l'arco d'ingresso della volta, delle principali costellazioni e delle proiezioni uranografiche, tracciate sulle pareti interne, indicano l'ora del giorno e quella astronomica. Le figure senili e barbute alla base dello zodiaco, prive di attributi iconografici che possano facilitarne l'identificazione, rappresentano probabilmente due antichi astronomi, forse Aristotele e Tolomeo. I due putti al centro della tavola, posti ai lati di una sfera armillare, sono colti in atto di misurare le distanze stellari mediante il raggio astronomico, uno strumento conosciuto sin da tempi molto remoti.
La difficoltà di comprensione relativa al funzionamento della meridiana è espressa da una scritta in greco antico: "Nessuno che non abbia conoscenze geometriche può comprendere". Il motto che corona la volta (Sic luditur astris), infine, attribuisce allo strumento scientifico una valenza anche ludica.
Dal punto di vista iconografico, il testo figurativo dell'antiporta, intervallato dalla parola, che traduce l'immagine in espressione di una mistica delle lettere oltre che dei numeri, sembra adeguarsi al gusto del secolo per la teatralità. La funzione di "degno" ingresso propria dell'antiporta, infatti, si riflette nella sua struttura compositiva a volta cilindrica che, oltre a simulare il meccanismo dell'inconsueto orologio solare, introduce il lettore-fruitore nella sostanza concreta del libro, agevolandone la comprensione.
Il gesuita tedesco, per le sue numerose opere, ricorse spesso a frontespizi ed antiporte gremiti di simboli e personificazioni allegoriche, che si prestavano ad una elaborata decifrazione; per le immagini di corredo al testo, invece, aveva l'abitudine di privilegiare quelle caratterizzate da un taglio più essenziale e scientifico, che andavano ad accompagnare un discorso verbale quasi sempre schematico e al limite della sommarietà.
Riguardo a tale abitudine è tuttavia opportuno focalizzare la nostra attenzione su due riflessioni in particolare. Da una parte tale atteggiamento è facilmente collocabile nella logica secentesca di una precisa e oculata politica dei costi, che sfociò, poi, nel graduale scadimento della veste tipografica e nel concentrarsi di ogni pretesa di bellezza nelle parti più appariscenti del libro; dall'altra, esprime il chiaro intento programmatico dell'autore che, collaborando attivamente con i maestri incisori, si affidava al linguaggio grafico per veicolare le proprie concezioni culturali, per sollecitare la curiosità del lettore e rendere più appetibile un testo di non semplice comprensione I frontespizi e le antiporte che introducono le opere kircheriane palesano l'intervento dell'autore nella realizzazione dei disegni, che venivano poi tradotti in semplici incisioni xilografiche o in più raffinate incisioni calcografiche.
E' probabile che nelle opere di padre Kircher le immagini particolarmente elaborate avessero la funzione di esprimere teorie "particolari", che sconfinavano pericolosamente dal suo status di Miles Ecclesiae. A conferma di ciò, possiamo citare, infatti, i suoi tentativi di coniugare il cristianesimo con un neoplatonismo fortemente esoterico.